In H-Farm con Fabio Ghislandi, per il Project Management Certificate Program
Questo corso di formazione è stato una lavatrice con centrifuga ai massimi giri. Tre giorni di immersione totale nella gestione di progetto per apprendere le basi della Metodologia Agile, con 17 compagni di corso dalle esperienze e professioni più diverse e un coach di alto profilo.
Inutile che mi ripeta nel racconto di cosa è H-Farm o su quanto sia importante per me questo luogo. H-Farm è uno spazio per l’Innovazione nel suo senso più ampio, in tutte e 4 le dimensioni: soprattutto l’ultima, il Tempo. E non smette mai di dimostrarsi tale.

Fabio Ghislandi (sviluppatore, imprenditore e presidente dell’Italian Agile Movement) è stato il nostro trainer per il corso, e ci ha sapientemente condotto per mano a esplorare la storia e i principi della Mentalità Agile, senza tralasciare tecniche ed esempi concreti, visione del futuro e applicazioni della metodologia, anche attraverso qualche gioco divertente e sfidante.
Stabilire il framework, come si dice in gergo, è stato l’inizio della nostra avventura. Da lì, e dagli sconvolgimenti nel modo di concepire il lavoro nell’epoca moderna, abbiamo approfondito gli obiettivi di Agile.
- Velocizzare il time-to-market;
- Allineare business e tecnologia;
- Creare valore per il cliente.

Alla luce di Cynefin (/chinèvin/), il framwork di Dave Snowden, abbiamo analizzato le istanze delle nostre esperienze, non solo di lavoro. Perché concepire e contemplare la complessità è, oggi, fondamentale per capire che non ci stiamo perdendo noi, ma è il mondo stesso a farsi ineffabile a nostra lettura che pretenda di abbracciarlo per intero con poco sforzo.
1. Gli individui e le interazioni più che i processi e gli strumenti
2. Il software (cioè il prodotto) funzionante più che la documentazione esaustiva
3. La collaborazione col cliente più che la negoziazione dei contratti
4. Rispondere al cambiamento più che seguire un piano
I quattro valori di Agile

La natura iterativa e incrementale del processo, il posizionamento del valore per il cliente all’apice di tutto e la semplicità (agilità?) nelle risposte al cambiamento sono diventate tre punti fermi nel mio modo di vedere le cose, ora. Non che prima non lo fossero, anzi, ma ora assumono tutta un’altra luce.
I principi del manifesto agile sono la cornice dentro cui ripensare un modo di offrire servizi: se alla produzione manifatturiera è difficile pensare in modo iterativo e incrementale, di sicuro non ci sarà più alcun servizio cui io prenda parte dove non userò questo approccio, per lo meno nella struttura del pensiero.
Un flash dal parco di Villa Casa Sonia, il B&B a Quarto d’Altino dove ho alloggiato. Consigliato.
Scrum e Kanban, poi, sono due strumenti tecnici dalla palese utilità. Se Scrum è molto più vicino a chi deve offrire un servizio o un prodotto affine al software (con un core – in inglese, non alla romana – di funzioni base da ampliare a mano a mano), una Kanban Board è uno strumento efficace anche nella gestione delle cose di casa (già implementata e approvata qui in famiglia).
La semplicità – l’arte di massimizzare la quantità
Il principio n.10 (su 12) di Agile
di lavoro non svolto – è essenziale.
Da questo corso porto a casa moltissimi spunti, tante idee e alcune tecniche che posso già mettere in pratica (oltre alla certificazione con l’open badge, ovviamente, che non fa mai male). Non tralascerò le esperienze dei miei compagni di corso: il confronto è il migliore strumento per superare la superficie.
Mi piacerebbe molto trovare una dimensione lavorativa e professionale dove mettere in gioco queste nozioni che ho appreso, ma a prescindere da tutto questa è e resterà un’esperienza che mi formerà per tutto quello che sta per arrivare.
